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Serbatoio Puch 1968

Serbatoio Puch 1968

La disperazione prende forma da una frase: “è da buttare”; i due fratelli si guardano in faccia, riguardano il serbatoio del Puch che, trullo trullo, se ne sta lì ad aspettare gli eventi, timoroso di terminare la carriera dal “ferramiù”. Cosa sta succedendo nella ormai qualificata officina cinque stelle è più, dei Fratelli Cafasso? Ora vengo al punto: il motociclo acquistato in Gran Bretagna, un Puch 125 anno di nascita  1968, di bello ha ben poco, ma come di consueto l’intento è di divertirsi a rimetterlo all’onor del mondo.

La dolorosa frase “è da buttare” l’ha formulata uno dei fratelli Frigerio, non so se Luigi oppure Piero, ma poco importa, ambedue restauratori eccellenti del marchio Puch.

Cosa ha il timoroso serbatoio? Nulla di eccezionale, è solamente e drasticamente marcio, brutto, totalmente brutto, forse anche più di Quasimodo, il personaggio immaginario creato da Victor Ugo nel suo romanzo “Il gobbo di Notre Dame”.

Ed è qui che la smisurata fiducia nell’amicizia prende il sopravvento: Marco Il dentista in attività, dice al fratello Paolo, manager in pensione , lo buttiamo solo se lo dice Leo (Leonardo è il mio secondo nome, Leoncino, quando la Gentil consorte intende ottenere qual cosina di non programmato). Ed è così che vengo tirato per la giacchetta che non ho. Ad un caro amico il dovere impone di non dire mai di no, per cui il serbatoio del Puch entra in ditta, mi guarda, ci guardiamo e nella muta lingua del restauratore lo tranquillizzo.

Inizia così un’avventura che ricorderò anche quando guarderò le gare delle nuvole. Non lo faccio sabbiare, è già gracile di suo, pennello e sverniciatore fanno il loro mestiere; lamiera nuda, un paio di bollini tirati su con accortezza, lavaggio interno con idropulitrice e acido che insegue la ruggine: vince lui; interno bellissimo, rilavaggio, cinque litri di alcol contribuiscono ad eliminare l’umidità, poi la Tankerite interna pone fine all’opera.Il serbatoio è pronto per la cromatura, ma qui inizia il vero dramma, un momento di disattenzione, la lamiera usurata dal tempo diventa carta velina, il viso catatonico del cromatore impedisce alla rabbia del momento di prendere il sopravvento, siamo artigiani. lavoriamo con le mani, errare è umano.

Stampo in resina della parte usurata, bello spesso in modo che non si deformi  battendo la lamiera del giusto spessore, martelletto intelligente, quasi cammina da solo; tenendo conto della parte che deve restare cromata taglio l’eccedenza e una saldatura dolce a cannello impedisce l’odulazione. Ci siamo quasi, poco stucco metallico, disegno la parte da verniciare, fondo, seppiatura, verniciatura, filetti bianchi tre millimetri, tirati a mano libera come epoca impone. Trasparente di finizione.

Il non più timoroso serbatoio Puch 1968 non smette di ringraziare. L’impegno paga Sempre.

La sequenza di foto illustra le fasi lavorative.

Grazie

Rizzi vito Leonardo & figli

FASE 01

FASE 02

FASE 03

FASE 04

FASE 05

FASE 06

FASE 07